In uno dei territori italiani più colpiti dalla siccità nell’estate del 2017, con il record di perdite idriche dall’acquedotto pubblico pari all’80%, che ha lasciato 100.000 persone senza acqua per diversi mesi, parlare dell’acqua è un’esigenza pratica, sociale, politica e simbolica.
Da quell’annunciato stato di calamità naturale, sono emerse domande a cui non abbiamo dato una risposta.
Alla storia dell’acqua si intreccia la nostra, privata e collettiva, e quella di ogni essere vivente. Ecco perchè parlare di acqua vuol dire parlare di e tra noi.
Tutto scorre (diceva Eraclito), tranne l’acqua (diciamo noi). Scorrono i dividendi delle aziende che gestiscono privatamente l’acqua di tutto il mondo; scorrono le nostre vite in flussi di dati, visioni, immagini, paesaggi liquidi e dinamici nel loro breve durare; scorrono i flussi migratori appesi a un rivolo di speranze; scorre il tempo del cambiamento climatico che inesorabile scioglie i ghiacciai e lancia “bombe d’acqua” sulle nostre teste.
È talmente liquida questa società (come l’ha definita il sociologo Zygmunt Bauman), che siamo tutti come sott’acqua, ognuno nel proprio spazio sommerso, dove ci si vede ma non ci si parla, dove, seppur circondati da dispositivi di comunicazione, respiriamo in una bolla di incomunicabilità. L’individualismo narciso che si riflette nei selfie, non lascia spazio al senso della comunità, quella stessa comunità che a Maranola, e in tutti i piccoli paesi, è tenuta saldamente insieme dalla memoria.
E proprio la memoria è una caratteristica che ci piace pensare intrinseca nell’acqua, nel suo essere vita e fonte di aggregazione.
“La memoria dell’acqua” è la presunta proprietà dell’acqua di mantenere un "ricordo" delle sostanze con cui è venuta in contatto. Questa teoria scientifica è stata a lungo dibattuta e mai riconosciuta, ma a noi piace pensare che l’acqua abbia dei ricordi scritti in trasparenza, come una coscienza, viva e sempre pronta ad adattarsi a tutto, esattamente come il pensiero. Se fosse così, potremmo usare i ricordi dell’acqua per narrare la storia di una comunità, come ha fatto il regista Patricio Guzman con lo splendido film-documentario del 2015 “La memoria dell’acqua” che, partendo da una profonda riflessione sulla rilevanza che ha l’acqua per la formazione delle culture, ha raccontato la storia del suo amato Cile e dei nativi della Patagonia. Il documentario di Guzman nasce dal bisogno di tenere vivo il ricordo di una comunità scomparsa, perchè, che sia sorgente, fontana, fiume, lago o mare, l'acqua nel suo fluire stabilisce connessioni tra luoghi e persone, nello spazio e nel tempo.
A Maranola, l’acqua prenderà infinite forme visive, sonore e relazionali. Inonderà i vicoli come un diritto inalienabile, come la vita. A Maranola, se l’acqua ha una memoria, saprà raccontarci l’antica sapienza della raccolta delle acque piovane nelle infinite cisterne del paese; se ha memoria, potrà raccontarci di quando fontane e lavatoi erano punti di aggregazione intorno ad un bene comune; se ha memoria saprà anche dirci quanti buchi ci sono nell’acquedotto pubblico; se ha memoria, potremo affidarle qualcosa di noi stessi e ci ricorderà che il destino individuale e collettivo è legato ad essa attraverso responsabilità storiche e ambientali.
Il percorso espositivo del Festival Biennale Seminaria, a cura di Isabella Indolfi con il supporto curatoriale di Anna Zavedij, si svilupperà, come ogni anno, fluido, tra i vicoli, le case, i giardini e gli spazi pubblici e privati, dimora di un gruppo di artisti invitati a dialogare con il paese e i suoi abitanti attraverso progetti artistici inediti e site-specific.
A fare il passaggio di testimone, tre artisti già presenti nelle passate edizioni del festival: Bernardo Vercelli dei Quiet Ensemble, Davide Dormino e Anna Frants, approfondiranno il loro rapporto con il paese e gli abitanti, facendo da apripista ai nuovi artisti, tra cui Elena Gubanova e Ivan Govorkov, Licia Galizia, Luciano Sozio, Bifido, Claudia Col e gli artisti del suono Michelangelo Lupone e il duo Alexei Grachev - Sergey Komarov.
Un particolare risalto quest’anno è dato a quelle forme di arte che utilizzano le nuove tecnologie, implementate grazie alla collaborazione con il Cyland Media Art Lab di San Pietroburgo, il Centro Ricerche Musicali di Roma e Coesum (azienda italiana specializzata nel product design e prototyping per l’industria manifatturiera).
Foto: Christian Cardia, Ilaria Tortoriello e Dario Ambroselli