Se si scava, si trova il mare. Lo sapeva Licia Galizia quando ha trovato una specie di conca nel cuore del Moricone, non a caso chiamata dagli abitanti “la piscina”. Tre gradini portano sotto il livello della strada pubblica, come alla banchina di attracco di una barca in un canale. Qui si affaccia il mare, oscuro come il destino dei migranti che lo attraversano. Chi si trova sulla riva, è invitato a bagnarsi i piedi e navigarne le superfici. Mare Oscuro è una grande scultura musicale, interattiva e adattiva, che unisce forma, suono e nuove tecnologie in un unico corpo sensibile e ibrido, capace di rispondere agli stimoli esterni, all’affondo o alla carezza di una mano.
Toccando le onde, è possibile interagire con l’opera e ricevere una risposta sonora che varia a seconda delle vibrazioni che i sensori ricevono. Una piccola intelligenza artificiale fa in modo che la risposta del mare non sia mai la stessa, ma si adatti agli input ricevuti e da essi impari a comportarsi. Esattamente come noi non potremmo mai pronunciare la stessa parola due volte nello stesso identico modo, così il Mare Oscuro “parla” attraverso le composizioni di Michelangelo Lupone. Un suono cupo e tragico si leva dalle onde del mare come un grido di sofferenza, come un lamento profondo che vibra nell’aria e fa ribollire la materia.
Opera realizzata in collaborazione con il CRM di Roma