La sete inizia dove finisce l’acqua.
L’arte può denunciare un disagio, può contestare logiche di potere e manifestare il dissenso. L’opera SETE mette in scena la pulsione naturale e la condizione primordiale che ci spinge come rabdomanti alla ricerca dell’acqua, del sapere, del divino, della vita. L’artista si è messo in dialogo con gli abitanti di Maranola, ha bussato alle loro case chiedendo un bicchiere d’acqua - quello che non si nega a nessuno. I bicchieri così raccolti dalle famiglie maranolesi sono stati collocati nello spazio ormai vuoto di quella che è stata una delle ultime alimentari del paese.
Stupisce il numero dei bicchieri, che riempiono la vista, ma sono vuoti come bocche aperte e tese verso qualcosa che non arriva. Su questo paesaggio acromatico, fatto di trasparenze, di vuoti, di forme, di vetro e cristallo, sorvola un aeroplanino giocattolo con ombra minacciosa. Nel suo girovagare, l’aeroplano tiene in ostaggio una goccia che non toccherà mai i bicchieri.
La distribuzione “telecomandata” dell’acqua, è uno dei problemi del territorio sud-pontino, che ha sofferto la siccità del 2017 a causa sopratutto di una cattiva gestione del bene pubblico. E mentre aumentano i dividendi delle aziende che gestiscono privatamente l’acqua di tutto il mondo, diminuisce l’acqua nei nostri bicchieri. Non c’è più goccia che faccia traboccare il vaso.
Opera realizzata in collaborazione con