Lavare, parlare, sciacquare, asciugare, piegare…
L’acqua ha la memoria delle donne che si riflettono nel piccolo specchio dei lavatoi, assorte nella loro quotidianità.
L’artista ha ricontestualizzato vecchi lavatoi trovati in giro per il borgo e li ha riuniti, attivati, riempiti d’acqua e accesi di memorie sonore. Una messa in scena a regola d’arte, che punta sull’assenza/presenza di un sentimento di aggregazione prettamente femminile, che una volta si creava intorno al lavatoio, attraversando paesi e nazioni, come un’usanza dalle radici profonde. Voci di donne dell’Italia del nord si innestano sui lavatoi maranolesi in un paradosso che racconta l’universalità del gesto e del luogo. È vivo il ricordo di un’epoca non molto lontana, raccontata oggi dai nonni di Maranola, in cui il lavatoio era un luogo dove il sociale si incontrava col privato, sotto forma di pettegolezzi e confidenze intime, consigli scambiati tra donne, custodi dell’acqua come bene comune.