Italo Calvino era molto affascinato dalle città, quelle visibili e invisibili. Isidora come Parigi, che nell’immaginario dello scrittore è come un’enorme cassettiera, tanti portoni quanti racconti da estrarne. Città come storie, quasi fiabe, come quelle della nostra tradizione che si raccontano ai bambini per fargli fare sogni d’oro.
Storie che creano “Collezioni di sabbia”, che disegnano nuove mappe, più intime e concrete rispetto a quelle cui ci hanno abituato libri ed atlanti. Linee e confini che hanno a che fare con la dimensione vissuta del viaggio, nate da uno spostamento in soggettiva che punta in avanti, srotolando una linea progressiva, aperta verso mille possibili direzioni a partire dal corpo, che nel movimento si incarna e si disegna.
Viaggi che tornano la notte, che si scompongono e ricompongono in nuove geografie pur rimanendo della stessa sostanza.
Il sogno, rientrando a buon diritto nella sfera percettiva della rappresentazione, ha carattere esperienziale. E’ Micheal Foucault che lo riabilita come peculiare realtà di linguaggio (postulato fondamentale della psicologia del XIX secolo) sfatando il mito che il sogno sia esclusivamente rapsodia di immagini. È sempre a suo parere che in sogno gli uomini comunichino con il significato delle cose e si lascino penetrare da quelle parole enigmatiche, insistenti, che provengono da altrove.
Qui tutto dirà “io”, anche gli oggetti e gli animali, come pure lo spazio vuoto e le cose lontane e strane che popolano la fantasmagoria. Le installazioni come mete interstellari, interventi capillari e leggeri come i sogni, che congiungano i punti nello spazio, a creare connessioni fra le persone che lo attraverseranno.
SEMINARIA vuole essere una città crogiuolo di esperienze che vissute diventino nuove storie, semi per nuovi sogni. Ogni sogno disegnerà una nuova città il cui racconto farà germogliare nuove architetture.