Una cascata la cui origine è altrove, non lontano.
Un flusso di energie che si sprigiona ad inondare quel che rimane dell’antico rivellino, detto anche “poggio”, punto di arrivo e ritorno del paese.
Immaginando il borgo come un corpo, la facciata del palazzo principale che domina sulla piazza è la testa, alimentata da un’energia che sgorga dal cuore pulsante della zona del Moricone, viaggiando in un’onda che si propaga nei vicoli attraverso fili come arterie, conduttori di energia, fili di ferro morbidamente modellati dalla mano dell’artista che tesse il borgo. Energie magnetiche e vitali che si intersecano nel paese, e nascono dai buchi di costruzione di un edificio, come un ricamo, ad imbastire un dialogo tra il dentro e il fuori.