Installazione sonora in cui il dentro si esplicita nel fuori. Le mura trattengono la vita che vi ha avuto corso, le generazioni si susseguono. L'indicibile rimane attaccato alle pareti. Qualcosa trattenuto dalle pietre sussurra: paura e amore, angoscia, solitudine e calore familiare, contraddizioni senza soluzione di continuità. Un pieno ambiguo tra vuoti d'aria, un vuoto emotivo nel senso delle cose che sono state.
Silvia Giambrone nasce ad Agrigento nel 1981, attualmente vive e lavora a Roma. Da dicembre sarà in residenza all'ISCP di New York. Ancora nel 2015 si terrà una sua personale alla Kaunas Bienale di cui ha vinto l'ultima edizione. Nel suo lavoro coniuga leggerezza e intensità, spaziando da temi storici, come quelli della contestazione femminista a geografici, come quelli della psicologia di un luogo.
Alcune tra le sue mostre recenti più importanti sono: Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo al Museo MAG, (Riva del Garda) e Critica in arte al MAR, (Ravenna) 2014); Mediterranea 16, Biennale dei giovani artisti d'Europa e del Mediterraneo; Unitext alla Kaunas Bienale (Kaunas); Let it go, presso l'American Academy (Roma, Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell'arte italiana contemporanea al MAMbo, (Bologna) nel 2013; Flyers, Oncena Biennal de la Havana (Havana) e Re-Generation, Macro, (Roma) nel 2012.