Nell’ora del silenzio ci sono parole che arrivano inaspettate per chiudere o aprire i nostri cassetti della memoria. Basta un’eco semantica per far riaffiorare un ricordo, rimasto magari incastrato, dietro una porta sbilenca.
Nel lavoro di Daniele Spanò è stata proprio lei, la memoria e nessun altro, a vestire i panni della protagonista.
Ha prima serrato e poi attraversato la scena dando nuove ragioni alla presenza e all’assenza di coloro che la incontravano in una parete di legni basculanti.
A darle voce è stato il video proiettato su un grande e alto muro di porte, originale strumento per raccontare una porzione in rovina di storie.
Il carattere umanizzante dell’oggetto “reperto” è lo sfondo su cui appaiono i volti degli abitanti che risiedono nel paese e che sembra conducano per mano, attraverso una “soglia” che permette di andare aldilà di quel muro di legni cigolanti.
L’istallazione è un omaggio all'opera di Rodolfo Fiorenza. "La prima mossa che il visitatore deve fare è desiderare – scegliere – di aprire la porta. Se la porta rimane chiusa non succede niente. Un po’ come la fotografia, che vive solo se c’è qualcuno che la guarda."