Proprio come Italo Calvino anche Serena Piccinini è convinta che la fantasia sia un posto in cui ci piova dentro.
Lo sguardo dei visitatori, concentrato sulla variazione dinamica delle forze insite nel temporale dell’artista, si è perso dietro la potenza e la meraviglia affabulatoria di nuvole incandescenti perché del colore del fuoco e ancorate al cielo, così che non potessero soffiare via.
In una danza fluida e incessante le nuvole si sono deformate e trasformate per divenire piccole immagini delicate, pennellate di luce che si dissolvevano rapidamente per dar luogo ad una successiva fascinazione.
Lo spazio non poteva che essere relazionale, mutevole, costantemente ridisegnato dagli individui che lo hanno attraversato e che di volta in volta hanno ristabilito i criteri della sua abitabilità.