GIULIA LEDDA
"CANTOMANZIE"

Poteva capitarti “il Sole” ma anche “la Morte”, “il Diavolo” ma anche “il Matto”, oppure sfilare casualmente da quel mazzo di carte un’immagine, un segno, una storia in cui potevi riconoscerti o perderti per una manciata di minuti o, ancor di più, per la notte intera.
Perché di fronte a te avevi un’artista che con le sue 22 carte, corrispondenti agli arcani maggiori dei Tarocchi, ti faceva sollevare subito i piedi da terra per invitarti a giocare con alcune parti di te che risultavano nascoste, addormentate o semplicemente dimenticate. Un gioco realizzato quindi “a carte scoperte” per investigare così la percezione individuale nella varietà dei ruoli che via via potevano materializzarsi nell’immagine stampata su un rettangolo di carta lucida che in quel momento avevi scelto. Una carta che da una volta svelata ti apparteneva e ti rappresentava.
Ma Giulia Ledda, oltre alle parole con cui guidava ogni nuovo giocatore in quel rapido viaggio nel flusso della sua esistenza, ha messo sul carro delle sue “Cantomanzie” sempre una canzone ricamata con la sua splendida voce, o un testo teatrale, un frammento poetico, una traccia di qualcuno che prima che tu passassi aveva già incrociato il tuo cammino.

Le 22 carte del mazzo di Tarocchi utilizzato è frutto di un lavoro di rielaborazione grafica originale ad opera dell’artista “residente” Cecilia Viganò. Le composizioni di musica elettronica sono state appositamente elaborate da Fabrizio Frisan. Erasmo Treglia ha aggiunto piccoli strumenti musicali ad alcune canzoni interpretate da Giulia. Ogni spettaore/giocatore ha portato con sé la sua carta e il suo significato di segni ed emozioni.

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